Davanti alle parole scritte da parte di una ragazza come tante, con i problemi e i desideri che tutti i ragazzi hanno a quell’età, ritroviamo la speranza e una grande profondità del messaggio umano.
Sono pagine famose di un diario che non pensava di diventare così importante per l’umanità negli anni a venire. Si possono scorgere tra le righe il tempo che passa, l’incredulità del male che un uomo può fare ad un altro uomo, le giornate scandite dalla quotidianità violata, non più “normale”, anche se spesso è proprio nella normalità delle persone che a volte si nasconde la cecità della violenza.
In questo adattamento del celebre Diario di Anna Frank si è voluto sottolineare la normalità negata agli adolescenti che cercano comunque di trovare la propria strada, ma sono costretti a subire la violenza di un destino che dipende dalle vicende storico-politiche in cui sono immersi. Emerge in maniera evidente il conflitto fra la Storia degli Stati con la “esse” maiuscola e le storie individuali di chi queste situazioni le subisce.
Lo spettacolo è supportato da musicisti che eseguono brani della tradizione Klezmer a rappresentare il tempo che passa all’interno della vicenda. Un tempo che sembra sempre uguale per gli adulti nascosti e che invece rappresenta una continua trasformazione per i ragazzi che vivono con loro. Come la Grande Storia si contrappone alla storia comune, così nel rifugio al numero 263 di Prinsengracht ad Amsterdam il tempo degli adulti confligge con quello degli adolescenti ivi rinchiusi.
Uno spettacolo toccante, che riporta alla memoria la pagina più nera del secolo passato, ma usando toni delicati ed un allestimento che favorisce l’immedesimazione del pubblico in una dimensione claustrofobica e tragica. Per non dimenticare, mai.