I ricordi affondano nella memoria di chi ha vissuto in prima persona l’esperienza tragica della persecuzione, la vita in luoghi dove l’essere umano è spogliato della sua identità.
Eppure in luoghi così tragici l’uomo riesce a trovare momenti di fede, a pregare un dio che sembra lontano, a sperare in un domani migliore, a sognare con la musica che di incanto riesce a creare un momento di poesia e di abbandono, lasciando per un momento alle spalle una tragedia tanto grande.
Così si dipana una lettura di ricordi di un uomo che mette a dura prova la sua fede, ma l’uomo può vivere con Dio o contro Dio, ma non senza Dio.

Nella tarda primavera del 2004 percorrevo a piedi un cammino attraverso l’Europa antico di mille anni, era il secondo anno che mettevo lo zaino in spalla e percorrevo a piedi e solo un cammino seguendo la rotta di antichi pellegrini A Monaco di Baviera avrei dovuto incontrare un sopravvissuto triestino scampato dal genocidio di Auschwitz e lanciare un messaggio di pace. Venne a mancare un mese prima.

Allungai lo stesso il mio cammino per entrare al campo di sterminio di Dachau, è stato difficile rivedere quel luogo di sofferenza che avevo visitato anni prima e m’ero giurato di non tornare mai più. Ricordo che piansi a dirotto mentre entravo sotto la scritta: arbeit macht frei.